Le
origini dei vampiri sono antiche quanto il mondo stesso: non sono
pochi, infatti, i ritrovamenti archeologici che indicano quanto antica
fosse la paura del vampirismo. Ad esempio, in molte necropoli
preistoriche sono stati rinvenuti resti con pietre piantate sul corpo
probabilmente per impedire al morto di tornare dall'aldilà.
Il più antico testo vampirico di cui si è a
conoscenza è, poi, una tavoletta babilonese conservata al
British Museum su cui è incisa una formula magica che serve
a proteggere dai demoni succhia sangue, gli etimmé. Nella
tradizione ebrea antica è poi presente l'aluka
(succhiasangue), un essere che assale i viandanti che si sono persi nel
deserto: non a caso tra i precetti della Torah c'è anche il
divieto di bere il sangue, veicolo dell'essenza vitale degli esseri
viventi, probabilmente ricordo delle antiche paure vampiriche. La
stessa figura biblica di Lilith, che riprende il demone assiro di lilitu,
era un demone di genere succubus (la versione
femminile degli incubus, demoni dalla forma
spettrale piuttosto che corporea). Prima e malvagia moglie di Adamo,
Lilith è ritenuta nella tradizione ebraica la madre di tutti
i vampiri: come tutte le succubi, è
golosa di seme umano e per questo entra di notte nel letto degli uomini
per prosciugarli della loro forza vitale. Da Lilith discendono anche le
lilin, che succhiano il sangue dei
bambini. Secondo la tradizione, se un bambino sorride nel sonno durante
la notte del sabato ebraico, si dice che sta giocando con
Lilith: per salvarlo, gli si strofina il naso per tre volte e
si dice la frase augurale: Adamo, Eva, fuori Lilith!. Anche
greci e romani avevano una loro mitologia vampirica,
perlopiù rappresentata da vampiri di sesso femminile, che si
unisce con una certa tradizione sciamanica europea. La lamia,
ad esempio, regina dei succubi, è una sorta di strega, che a
volte appare in forma di bella fanciulla, a volte come vecchia donna, a
volte anche con sembianze animali, preferibilmente un serpente con la
testa di donna. Nella Roma antica, poi, si aggiunge anche la stix,
diretta antenata delle strie italiane e degli strigoi
rumeni. La Stix, dalla forma d'uccello rapace ed assetata di sangue,
che beveva con un lungo e affilato becco, viene così
descritta da Ovidio: Altra
letale fanciulla era l'empusa, che per una
particolare malia, appare come una splendida fanciulla, quando in
realtà nasconde mostruose e ripugnanti fattezze (ha un piede
di bronzo ed uno di sterco d'asina). Come le mormos,
vampire un po' più gradevoli, erano al
servizio di Ecate, dea della notte, della magia nera e protettrice
delle streghe. Così
la descrive James Robinson nella miniserie Vertigo Witchcraft: E
arriviamo al primo racconto sui vampiri: Filostrato
riporta nella Vita di Apollonio di Tiana la storia
del giovane Menippo che salva il suo maestro Apollonio dalle terribili
trame di una empusa, utilizzando una lingua sciolta
e tanta fantasia. Testimonianze
ancora più importanti sui non-morti dell'antica Roma ci
pervengono dal resoconto di un certo Flegone
Tralliano, liberto dell'imperatore Adriano, che narra la
vicenda di Philinnio (che fu ripresa, in poesia, da Goethe - leggi on-line la
traduzione di Benedetto Croce -, che l'ambienta a Corinto e che fu
probabile fonte del racconto Arria
Marcella di Théophile Gautier),
giovane morta che ritorna, con il consenso degli dei, per amore di un
giovane, Machate. La giovane viene scoperta dai genitori, e questo
incontro la riporta alla morte, sembra definitivamente; ma la
popolazione si rivolge al saggio Ryllus che
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